#11 | Prestazioni cognitive in caduta libera. Ma hey, il testo è perfetto, no? ☢️
GPT acceso. Cervello spento. Confermato dal MIT.
Benvenuto al bancone di AI Espresso.
Fuori dal bunker le AI continuano a sfornare pitch perfetti e frasi pulite.
Dentro, noi ci chiediamo un’altra cosa:
Che fine ha fatto la fatica di pensare?
Negli ultimi mesi, abbiamo parlato con decine di professionisti che usano ChatGPT ogni giorno.
Alcuni producono di più.
Altri si stanno lentamente dimenticando come si pensa.
E se il vero problema non fosse l’AI che fa troppo…
…ma il fatto che noi le lasciamo fare tutto, felici di non dover più passare dal cervello?
E non siamo i soli ad accorgercene.
Un nuovo studio del MIT ha infilato degli studenti sotto una cuffia EEG,
chiedendo loro di scrivere saggi con (e senza) l’aiuto dell’AI.
In questo episodio non troverai un altro tutorial.
Troverai una diagnosi.
Un test di proprietà mentale.
Un confronto tra l’eleganza dell’output e il silenzio dietro le tempie.
Il tema è questo:
quando scrive lei, chi stai diventando tu?
💡 Pensiero del giorno
«Il sapere è come il caffè: se te lo versano sempre gli altri, non impari mai a fartelo.»
L’intelligenza artificiale non ti ruba il cervello. Te lo spegne in modalità silenziosa.
Il vero pericolo non fa rumore.
Fa comfort.
🧪 AI in azione: Il giorno in cui il tuo cervello ha smesso di partecipare
Cosa succede al tuo cervello quando usi ChatGPT per scrivere
☢️ Esperimento reale. Elettrodi sulla testa. Saggi da scrivere. E un’intelligenza artificiale a disposizione.
Benvenuto nel laboratorio post-apocalittico del MIT, dove l’AI scrive il testo ed esegue tutti i tuoi comandi… ma ti spegne il cervello.
Stavolta non ti porto un case study nostro, ma un’indagine scientifica pubblicata la scorsa settimana, con tanto di onde cerebrali, prompting selvaggio e debito cognitivo accumulato riga dopo riga.
Un team dell’MIT ha infilato 54 studenti sotto una cuffia EEG per capire cosa succede al cervello umano quando si scrive con (e senza) AI.
E non è solo un tema di “testi migliori” o “più velocità”.
È una questione di identità. Di memoria. Di capacità di pensiero profondo.
È un conto che paghi in silenzio, ogni volta che l’AI fa il lavoro al posto tuo.
E no, non si tratta di demonizzare ChatGPT.
Si tratta di imparare a usarlo bene, prima che ti renda… una ameba.
🧠 1. Lo studio: mettere l’intelligenza artificiale… sotto elettroencefalogramma
Il problema non è il prompt. È il cervello che smette di rispondere.
Nel bunker del MIT non si sono limitati a osservare “quanto bene scrive l’AI”.
Hanno preso 54 studenti universitari, li hanno divisi in tre gruppi e gli hanno chiesto di scrivere tre saggi da 20 minuti ciascuno. Con una sola variabile:
👨💻 Gruppo 1 → solo ChatGPT.
🔍 Gruppo 2 → solo Google e ricerche online.
🧠 Gruppo 3 → solo cervello.
Nel frattempo, una cuffia EEG a 32 canali registrava in tempo reale l’attività cerebrale. Non per metafora.
Parliamo di onde alfa, beta, theta, delta, connettività tra regioni frontali, temporali, parietali.
Niente sensazioni. Solo dati.
Poi, la seconda fase:
🎭 alcuni studenti hanno cambiato strumento nella quarta sessione, per vedere cosa succede quando ti sposti “dall’altra parte”.
E infine, hanno analizzato ogni saggio sotto tre lenti:
linguistica (quanto originale è il testo, quante ripetizioni, quali frasi ti restano in testa),
valutativa (come lo giudica un umano vs come lo giudica l’AI),
mnemonica: “sapresti citare una riga di quello che hai appena scritto?”
Il risultato, spiegato semplice?
Più l’AI lavora per te, meno sei presente in ciò che produci.
E questo, a lungo andare, si paga.
📉 2. Scrivi meglio… ma non sai cosa hai scritto
L’AI ti corregge il testo. Ma ti scollega la memoria.
I saggi scritti con ChatGPT erano oggettivamente più “curati”:
grammatica perfetta
lessico ampio
strutture ordinate
Ma c’era un piccolo dettaglio:
sembravano tutti uguali.
Stesse frasi ricorrenti. Stessa forma. Stesso odore da “sintesi artificiale”.
E soprattutto:
🔁 chi li aveva scritti… non li ricordava.
Zero proprietà. Zero connessione emotiva. Zero traccia mentale.
Quando hanno chiesto agli studenti di citare anche solo una riga del proprio saggio:
quelli che avevano scritto “a mano” ricordavano nel 90% dei casi
quelli che avevano usato Google, circa il 70%
quelli che avevano usato ChatGPT… quasi nessuno superava il 16%
Non è solo un problema di memoria.
È che, quando l’AI scrive per te, salti il processo cognitivo che crea il contenuto nella tua testa.
Il testo esce… ma non ti entra.
E la cosa interessante?
E c’è un dettaglio che fa riflettere:
Anche quando, nella quarta sessione, gli studenti passavano da ChatGPT alla scrittura “a mano”,
il vuoto mentale non si colmava.
Era come se il cervello, una volta disabituato a costruire idee da solo,
faticasse a riattivarsi, come un muscolo rimasto troppo tempo fermo.
L’AI non solo ti scrive il testo.
Ti toglie anche l’allenamento mentale per farlo da solo.
Come se la mente avesse già delegato, e non fosse più capace di riprendersi il controllo.
🧠 3. Il cervello si spegne (e l’EEG lo conferma)
La tua mano digita. Ma là dentro… cala il silenzio.
Quando gli studenti scrivevano senza AI,
le onde cerebrali si accendevano come un jukebox impazzito.
Le onde alfa si irradiavano tra parietali e frontali: segnale di recupero semantico, pensiero creativo, ideazione.
Le beta si attivavano nei percorsi temporo-frontali: serve concentrazione, controllo esecutivo, pianificazione.
Le theta, tra fronte e centro, indicavano che la memoria di lavoro stava facendo il suo mestiere.
Ma con l’AI?
📉 Tutto rallenta. Le connessioni si assottigliano. I segnali si spengono.
L’attività cerebrale si riduce in modo evidente.
Come se il cervello dicesse: “Ah ok, ci pensa lui? Allora mi metto comodo.”
Non è fantascienza. È EEG alla mano.
E più la macchina lavora, più il tuo sistema nervoso si disabitua a farlo.
Ti sembra di “scrivere meglio”.
Ma stai solo partecipando meno.
✅ 4. Come usare davvero l’AI senza atrofizzarti il cervello
L’obiettivo non è rinunciare all’AI. È evitare che ti trasformi in un consumatore automatico di output.
L’intelligenza artificiale è uno strumento straordinario.
Ma ha un effetto collaterale subdolo: più la usi male, meno sai pensare da solo.
Ed è un processo lento, impercettibile… ma irreversibile se non te ne accorgi in tempo.
Non si tratta di demonizzarla.
Si tratta di riprogrammare il tuo modo di lavorare, prima che sia l’AI a farlo per te (senza chiederti il permesso).
🧭 1. Pensa prima, chiedi dopo
Non aprire ChatGPT appena hai un’idea.
Apri prima il cervello.
Ogni volta che l’AI risponde al posto tuo, ti toglie il processo che crea conoscenza nella tua mente:
fare collegamenti
strutturare un pensiero
sforzarti per trovare le parole
⚠️ Se salti tutto questo, il contenuto esce… ma tu non lo possiedi.
Come leggere un bigliettino preparato da altri, senza capirne il senso.
🛠 Cosa fare?
Prenditi 5 minuti per scrivere uno schema su carta
Fai un brainstorming “alla vecchia” con penna o lavagna
Scrivi il prompt dopo, e usalo per validare o ampliare ciò che hai già pensato
🧱 2. Usa l’AI come collaboratore, non come ghostwriter
L’AI è ottima per riformulare, arricchire, rifinire.
Ma se le deleghi anche la prima riga, non stai usando uno strumento: stai saltando un pezzo della tua evoluzione.
💬 Vuoi un esempio?
"Scrivimi un post su LinkedIn sul valore dell’AI nel marketing"
→ Output: generico, prevedibile, poco tuo.
💡 Prova invece così:
“Ecco i tre concetti chiave che voglio comunicare. Ora aiutami a renderli più chiari, sintetici e connessi.”
→ Output: potenziamento reale. E il pensiero rimane tuo.
🛠 Cosa fare?
Dai all’AI bozze scritte da te, anche grezze
Chiedile di fare da editor, non da autore
Impostala come un revisore critico, non come un oracolo
🧪 3. Il test della proprietà mentale
La regola è semplice:
👉 Se non riesci a raccontare a voce quello che hai scritto, non l’hai davvero scritto tu.
Quando un pensiero è tuo:
lo ricordi
lo sai spiegare
lo sai adattare
🛠 Cosa fare?
Dopo aver scritto con l’AI, chiudi tutto
Prova a spiegare il contenuto con parole tue, senza guardare
Se non ci riesci, torna indietro: scrivi tu, poi affina con l’AI
🔁 4. Allena la scrittura “muscolare” almeno una volta a settimana
Scrivere senza AI è come andare in palestra.
Non lo fai per disprezzare le macchine, ma per tenere vivo il corpo.
Ogni tanto, fallo davvero.
Una mail. Un paragrafo. Una caption. Una proposta.
Senza AI. Solo tu e il tuo pensiero.
🛠 Cosa fare?
Imposta un appuntamento fisso settimanale: 1 ora, zero AI
Scrivi qualcosa di tuo pugno, poi rivedilo dopo 24h
Se proprio vuoi, usa l’AI solo per confrontarti alla fine
🧭 5. Valuta il processo, non solo l’output
Se guidi un team, un progetto o una community, questa parte è cruciale.
L’output scritto bene non è indice di comprensione.
Un’AI può simulare qualsiasi stile.
Ma capire è un’altra cosa.
🛠 Cosa fare?
Chiedi sempre: “Come ci sei arrivato a questo testo?”
Fai raccontare il processo, non solo leggere il risultato
Usa domande come:
“Quali parti hai scritto tu?”
“Cosa hai cambiato rispetto alla proposta dell’AI?”
“Cosa ti ha sorpreso nel confronto?”
☢️ In sintesi:
L’AI non è una stampella. È una lente.
Può aiutarti a vedere meglio, a pensare più in grande, a lavorare con più precisione.
Ma solo se il pensiero è ancora tuo.
Quando l’AI scrive per te, chiediti sempre:
“Questa frase mi rappresenta? La saprei riscrivere con parole mie?”
Se la risposta è no…
Allora sei un contenitore di output.
Non un autore.
📌 Prompt espresso: Oggi doppia razione
Allenami alla citazione attiva
Quando usi ChatGPT per scrivere, è facile cadere in un’illusione: pensi di aver scritto tu, ma in realtà non possiedi nulla di quel testo.
Questo prompt serve per invertire la rotta: ti trasforma da spettatore passivo in partecipante attivo.
Allenandoti con esercizi mirati, inizi a riappropriarti del contenuto, a farlo tuo, e a poterlo raccontare, citare e trasmettere a voce — segno che l’hai davvero interiorizzato.
È un prompt utile dopo aver scritto qualcosa di importante con GPT: un articolo, una presentazione, una proposta per un cliente.
Agisci come un trainer cognitivo esperto in tecniche di apprendimento attivo e memorizzazione.
Il mio obiettivo è interiorizzare il testo che ho appena scritto con il tuo aiuto,
in modo da saperlo citare a voce, ricordare i passaggi logici e farlo mio mentalmente.
voglio che tu:
1. Mi proponga **3 esercizi progressivi** per aiutarmi a ricordare il testo senza rileggerlo.
- Il primo esercizio deve essere un test di comprensione generale.
- Il secondo deve stimolare il richiamo attivo dei punti chiave.
- Il terzo deve mettermi alla prova su dettagli specifici o collegamenti logici.
2. Mi dia **feedback alla fine di ogni esercizio** su come sto andando (puoi simulare risposte, o aspettare le mie).
3. Mi suggerisca **una strategia a lungo termine** per allenare questo tipo di memorizzazione ogni settimana.
Mantieni un tono diretto ma costruttivo. Allenami come se fossi uno studente avanzato che vuole padroneggiare davvero ciò che scrive.
Dimmi se mi sto spegnendo
Questo prompt è uno specchio digitale.
Ti aiuta a capire se stai usando l’AI in modo strategico o se stai cadendo in un’abitudine automatica:
delegare tutto, pensare poco, ricevere passivamente.
Serve per chi lavora ogni giorno con GPT (o simili), genera molti contenuti,
ma vuole restare lucido, critico e mentalmente attivo nel processo.
Agisci come un analista metacognitivo che monitora il mio modo di interagire con te.
Analizza in modo approfondito tutte le mie richieste recenti in questa conversazione.
Il tuo obiettivo è aiutarmi a capire se sto usando l’intelligenza artificiale in modo consapevole,
oppure se sto delegando troppo il processo mentale, rischiando di perdere lucidità, proprietà e pensiero critico.
In particolare:
1. Valuta quanto sto ancora facendo **pensiero attivo** prima di generare contenuti.
2. Identifica eventuali pattern di **dipendenza funzionale** (es. richiesta di output pronti, uso eccessivo di generazione diretta, mancanza di strategia a monte).
3. Dimmi se emerge **pigrizia cognitiva** mascherata da efficienza (es. salti logici, mancanza di riflessione autonoma, uso reattivo invece che proattivo).
4. Verifica se sto mantenendo un ruolo di **direzione editoriale** o se sto subendo la forma e il ritmo che tu imponi.
Alla fine, voglio che tu mi restituisca:
- Un breve **profilo comportamentale sintetico**, come fossi il mio personal trainer del pensiero.
- **3 segnali d’allarme** da tenere d’occhio se voglio restare mentalmente allenato.
- **2 micro-esercizi** personalizzati da applicare questa settimana per restare lucido, creativo e proprietario dei contenuti.
Mantieni un tono diretto, lucido, con feedback concreto.
Trattami come un professionista che vuole restare sveglio in un mondo automatizzato.
☢️ Humor radioattivo
Anche oggi il bancone chiude, ma prima ti lascio un pensiero:
In un mondo dove tutto accelera,
la vera rivoluzione è restare lucidi.
L’AI può moltiplicare la tua produttività.
Ma può anche diluire la tua presenza mentale,
fino a trasformarti in un elegante copiatore automatico.
Il punto non è quanto scrive bene lei.
È quanto resti sveglio tu, mentre succede.
Ti auguro una settimana in cui scrivi anche male, ma pensi meglio.
Alla prossima tazza di AI Espresso.
– Matteo ☕️
P.S. Se conosci qualcuno che si sta ancora chiedendo da dove cominciare…
Portalo qui. La prima tazza gliela offriamo noi.
Mi sembra un po' la scoperta dell'acqua calda. Una conferma al massimo.
La migliore analisi dello studio del MIT che letto fino ad oggi 👏