#09 | AI: Da paura a vantaggio sleale - la guida Espresso per chi vuole smettere di aspettare.
6 fasi pratiche per trasformare l’AI da incubo aziendale a motore di vantaggio competitivo.
☕ Benvenutə al bancone, sopravvissuto.
Oggi non parliamo di prompt.
O di modelli nuovi.
O di quale startup ha preso più funding per il suo clone di ChatGPT con le emoji.
No.
Oggi parliamo di paura.
Quella vera. Quella che serpeggia nei corridoi delle aziende ogni volta che qualcuno dice “AI”.
E che spesso, diciamolo, non è nemmeno tua.
È del tuo capo, del tuo direttore, del board o dei tuoi clienti.
Quelli che non dicono di no... ma intanto bloccano tutto.
Ed è proprio da lì che iniziamo.
Perché se non la guardi in faccia, quella paura comanda lei.
Ma se la riconosci, la nomini, la misuri…
puoi trasformarla in leva operativa, vantaggio competitivo, nuova cultura.
Siediti. Oggi ti verso il protocollo completo.
Bollente, pratico e testato sul campo.
💡 Pensiero del giorno
Ogni organizzazione ha un pulsante rosso, quello dell’innovazione vera.
Tutti lo guardano, pochi lo toccano.
Non perché non funzioni, ma perché fa paura il cambiamento che innesca.
L’AI è quel pulsante. E oggi ti spiego come premerlo… senza farti esplodere l’azienda.
🧪 AI in azione: Dal bunker alla plancia di comando: guida pratica per dominare l’AI
☢️ FASE 1 – FEAR CHECK
Da “L’AI ci ruba il lavoro” a “Ok, ma cosa ci fa davvero paura?”
Nel bunker della trasformazione aziendale, il primo passo non è installare ChatGPT.
È aprire il coperchio della paura, con la calma chirurgica di chi smonta un ordigno.
Nelle aziende, l’AI non viene rifiutata perché è inefficace.
Viene rifiutata perché attiva il cortocircuito: “e se questa roba sostituisse il mio lavoro?”, “chi controllerà i risultati?”, “cosa succede se qualcosa va storto?”
Ecco allora il Fear Check:
un protocollo operativo per mappare paure, resistenze, colli di bottiglia e zone d’ombra.
Non per eliminarle, ma per trasformarle in roadmap di cambiamento.
🔍 Come funziona (in concreto)
Intervista i tuoi umani (1:1)
Coinvolgi figure-chiave di business, IT, HR, marketing.
Conduci interviste brevi (30–40 min), mixando domande aperte e mirate:
- “Qual è la tua più grande preoccupazione rispetto all’AI?”
- “In quale processo aziendale l’AI ti spaventerebbe di più?”
- “Cosa ti farebbe dire: ok, questa AI mi migliora la vita?”Workshop di emersione collettiva
Riunisci 10–15 persone da reparti diversi.
Lavagna digitale (Miro, FigJam, Notion board) + post-it virtuali: ogni paura scritta, ogni dubbio appeso.
Poi si vota: eleggete insieme le Top 5 paure vere.
Risultato? Una mappa chiara che dice dove agire per primi.Mappatura dei sistemi zombie
Parallelamente, elenca tutto ciò che è fragile, non documentato, vitale.
CRM mai aggiornato? Script magici che solo il dev senior capisce? Flussi Excel “che usiamo da sempre”?
Va tutto nel file. Niente pietà per i fossili.Output operativo (in 3 file)
📄 Fear Check Plan – 1 pagina: obiettivi, ruoli, calendario
📄 Finding Report – 5-6 pagine: sintesi interviste + mappa paure + legacy map
🖥️ Executive Slides – 10 slide per C-level: “Ecco cosa ci frena e dove dobbiamo agire”
🎯 Perché è fondamentale
Senza questa fase, ogni implementazione AI sarà come attaccare un reattore nucleare a una bici arrugginita.
Il Fear Check trasforma emozioni non dette in dati utili.
E quei dati diventano leva politica, tecnica e culturale per tutti i passi successivi.
Nel prossimo step - Asset Mapping - iniziamo a cercare dove spingere l’acceleratore.
Ma prima, bisogna capire dove rischia di saltare tutto.
☢️ FASE 2 – ASSET MAPPING
Sfrutta ciò che hai. Non ripartire da zero.
Molti imprenditori, appena sentono “intelligenza artificiale”, fanno un salto mentale sbagliato.
Pensano serva ricostruire tutto: infrastruttura, processi, organigrammi, server farm…
Come se dovessero buttare giù la casa per aggiungere una finestra.
In realtà, il secondo passo verso un’adozione sana dell’AI non è innovare. È riconoscere.
Riconoscere che dentro la tua azienda ci sono già leve potenti, asset strategici che, se accoppiati all’AI, diventano motori di vantaggio competitivo.
Il problema?
Molti di questi asset non sono visibili.
O perché sono dati dormienti.
O perché nessuno li ha mai chiamati “asset”.
O perché nessuno ha mai fatto la fatica di guardarli con occhi nuovi.
🧠 L’asset mapping non è una lista. È un cambio di sguardo.
È il momento in cui passi dal pensare “cosa devo aggiungere” al chiederti “cosa posso potenziare”.
È come se in azienda accendessi una luce ultravioletta e ti accorgessi che certi processi, certi tool, certe persone… sono già perfetti candidati per essere aumentati con intelligenza artificiale.
Ma per scoprirlo, serve un metodo.
🔍 Come si fa (senza perdersi nei dettagli tecnici)
Convoca una tavolata operativa
Non serve un workshop di design thinking con post-it arcobaleno.
Serve una tavola rotonda con i capi-reparto, chi sa davvero cosa gira dentro l’azienda.
IT, Operazioni, Marketing, Sales, Customer Care, HR.
Ognuno porta la propria “valigia degli attrezzi”.Create un inventario ragionato
Fate una lista condivisa di:Tecnologie in uso (CRM, DB, server, API, strumenti di comunicazione)
Dati disponibili (clienti, vendite, email, trascrizioni, feedback, documenti interni)
Competenze interne (chi conosce i flussi, chi può allenare l’AI, chi gestisce processi critici)
Flussi e processi maturi (già standardizzati, misurabili, ripetibili)
Ma non basta elencare. Ogni elemento va valutato su tre assi:
- quanto è maturo/documentato
- quanto è integrabile con l’AI
- quanto valore potrebbe generare se lo potenziassimoDai un punteggio di “AI-readiness”
Per ogni asset, rispondi a domande semplici ma cruciali:È accessibile via API?
I dati sono puliti e completi?
Possiamo automatizzarci sopra senza bloccare il reparto?
Quanto ci costa tenerlo in piedi oggi?
Sulla base di queste risposte, dai un punteggio da 1 a 5.
Alla fine, ottieni una fotografia chiara di cosa può essere usato subito e cosa va messo in cantiere.Caccia i Quick Win
C’è sempre una risorsa che tutti usano, tutti conoscono e… nessuno ha ancora pensato di aumentare con l’AI.
Quello è il tuo Quick Win.
Metti tutto in una semplice matrice:Alto Valore / Basso Sforzo → PARTI DOMANI
Alto Valore / Alto Sforzo → STRATEGICO
Basso Valore / Basso Sforzo → ESPLORA
Basso Valore / Alto Sforzo → LASCIA STARE
Formalizza in un “Registro Asset AI-Ready”
Non lasciare queste info su fogli volanti.
Crea un database vivo, condiviso, aggiornabile:
Notion, Excel, Airtable… non importa.
Basta che sia:accessibile a tutti i reparti
con schede chiare per ogni asset
aggiornato almeno ogni trimestre
🧨 Cosa succede se non lo fai?
Semplice: ti perdi.
Parti a sviluppare tool senza sapere su cosa innestarli.
Ti ritrovi a implementare AI sopra un sistema fragile.
Oppure, peggio, investi su tecnologie nuove ignorando che ne avevi già di eccellenti sotto il naso.
Fare Asset Mapping non è burocrazia.
È l’unico modo per sapere dove poggia la leva dell’AI.
🎯 Obiettivo della Fase 2
Smontare il mito del “non abbiamo nulla da digitalizzare” e accendere la consapevolezza:
ciò che ti serve per scalare con l’AI è già dentro casa tua.
Solo che lo stai chiamando “routine”, “tool interno”, “quel file di Marco”.
Nel prossimo step, vediamo come partire con un esperimento controllato che dimostri tutto questo.
Non serve il permesso del Board. Serve una settimana di fuoco e tre persone che ci credono.
☢️ FASE 3 – IDEATION & PROOF OF CONCEPT
Basta teoria. È il momento del primo test controllato.
Fino a qui abbiamo fatto ordine:
✅ Abbiamo ascoltato le paure,
✅ Abbiamo mappato ciò che abbiamo davvero.
Ora si fa sul serio.
La Fase 3 è il punto di svolta.
È il momento in cui l’intelligenza artificiale entra davvero in azienda,
non come slide di una presentazione, ma come prototipo funzionante, in grado di risolvere un problema concreto.
Il nome tecnico è Proof of Concept (PoC).
Ma in pratica è questo:
🧪 Un esperimento su piccola scala, in un contesto reale, con un obiettivo misurabile, realizzato in tempi brevi.
Come un vaccino testato in laboratorio prima di essere distribuito.
🛠 Come si fa (senza perdere mesi in chiacchiere)
Scegli un micro-problema, non una rivoluzione
Punta su qualcosa di:specifico
ripetitivo
misurabile
a basso rischio
Esempi ideali?
- Smistamento automatico delle email in entrata
- Generazione assistita di report da dati già esistenti
- Triage delle richieste via chat o via form
- Ricerca intelligente in documenti PDF o policy interne
Non serve salvare il mondo. Serve dimostrare che l’AI può aiutare subito, senza far danni.Forma una squadra leggera e interdisciplinare
Bastano 3–5 persone:Un referente di business (chi conosce il problema)
Un IT o data engineer (per collegare dati e strumenti)
Un project manager operativo
Un “AI tamer” (interno o partner esterno)
Non serve un comitato scientifico. Serve gente che fa succedere le cose in 2–4 settimane.
Costruisci un MVP grezzo ma funzionante
Scegli una piattaforma già pronta (es. ChatGPT, Claude, open source, builder no-code).
Nessuna infrastruttura da costruire. Parti subito.
L’obiettivo è arrivare a un output tangibile, anche se imperfetto.
Esempio?Un bot che legge una mail e propone una bozza di risposta
Uno script che analizza recensioni clienti e le classifica in base al tono
Un assistente che cerca informazioni nei tuoi PDF e restituisce sintesi affidabili
💡 Non serve che sia bello. Serve che funzioni.
Testa con utenti veri, subito
Coinvolgi 5–10 persone che userebbero davvero l’agente nel lavoro quotidiano.
Fallo testare per 1–2 settimane.
Raccogli due tipi di feedback:Quantitativo → task automatizzati, tempo risparmiato, precisione dell’output
Qualitativo → “Com’è stato?”, “Ti è stato utile?”, “Dove ti ha fatto perdere tempo?”
Ogni bug, errore, perplessità va documentato.
Ogni sorpresa positiva va messa in evidenza.Organizza una demo interna (non una celebrazione)
Alla fine, mostra tutto a chi prende le decisioni.
Ma attenzione: niente show, niente hype.
Mostra i numeri:“Prima: 2h al giorno per smistare email. Dopo: 20 minuti.”
“User satisfaction: 8,4 su 10”
“Errori corretti in 2 iterazioni”
Racconta la storia con casi reali:
“Ecco come il commerciale Marta ha usato il bot per rispondere più in fretta.”
“Ecco la frase che ha fatto dire al team: ‘wow, ha capito’.”
🎯 Obiettivo della Fase 3
Dimostrare, con prove e numeri, che l’AI non è fuffa. È leva operativa.
Un PoC ben fatto sposta l’AI dal mondo delle opinioni a quello delle decisioni.
E, soprattutto, crea slancio interno.
Quando le persone vedono che qualcosa funziona, iniziano a fare domande.
Iniziano a pensare:
→ “E se lo usassimo anche per…?”
→ “Possiamo collegarlo a quell’altro processo?”
→ “Possiamo renderlo pubblico per i clienti?”
Quello che prima era paura, ora diventa curiosità strategica.
☢️ FASE 4 – ROI MEASUREMENT
Qui finisce il romanticismo. Qui iniziano i numeri.
Sai cosa succede dopo il primo prototipo AI funzionante?
La gente sorride, annuisce, fa “wow”…
e poi ti chiede: “Ok, ma quanto rende?”
Questo è il momento in cui l’AI deve farsi valere sul serio.
Non con promesse, non con potenzialità vaghe, ma con numeri veri.
Fino a qui hai fatto tutto bene.
Hai guardato in faccia la paura.
Hai mappato ciò che avevi in casa.
Hai lanciato un primo esperimento funzionante.
Ora serve capire se quell’esperimento è scalabile oppure no.
E per farlo non bastano le sensazioni.
Ti serve una prova d’impatto.
🧠 Ma misurare l’AI… è davvero così importante?
Sì. Per una ragione precisa:
Nessuna trasformazione regge se non produce risultati misurabili.
Quando porti l’AI in azienda, ti muovi in un territorio fragile:
le persone stanno ancora decidendo se fidarsi,
i manager stanno ancora decidendo se investire,
e tu stai ancora cercando di dimostrare che non è solo una moda.
I numeri, in questo passaggio, non sono decorazione. Sono scudo.
Difendono il progetto, proteggono il momentum, e mettono zittiscono i “sì ma…”
🔍 Come si fa, passo dopo passo
1. Parti dalle metriche giuste
Il primo errore che fanno tutti?
Misurare cose che non contano.
Tipo: quante volte è stato cliccato il bot. Chi se ne frega.
Le metriche vere devono rispondere a una domanda secca:
👉 L’agente AI sta migliorando il lavoro o no?
Ecco le 3 famiglie chiave:
Efficienza
→ tempo risparmiato
→ attività completate senza intervento umano
→ riduzione degli erroriValore percepito
→ cosa dicono le persone che lo usano davvero
→ si fidano? si sentono supportate? o è l’ennesimo tool che ignorano?Impatto economico
→ ore-uomo recuperate
→ costi abbattuti
→ opportunità sbloccate (es. più lead gestiti, più ticket chiusi, più vendite)
💡 Piccolo trucco da barista esperto:
concorda queste metriche prima di iniziare.
Se aspetti dopo, finisci in discussioni infinite su “come leggere i dati”.
2. Crea un cruscotto semplice, vivo e condiviso
Non serve la dashboard NASA.
Serve un pannello chiaro che tutti possono capire: project manager, marketing, CEO, HR.
Fatti queste domande:
Ogni indicatore ha un semaforo (verde, giallo, rosso)?
I dati si aggiornano ogni settimana?
C’è almeno un mini-commento qualitativo per ogni trend?
E soprattutto: chiunque entra deve capire in 15 secondi se stiamo vincendo o perdendo.
Se devi spiegarlo, è troppo complicato.
E se lo vedi solo tu, è inutile.
3. Racconta i numeri come una storia
Il ROI, da solo, non convince nessuno.
Il ROI narrato bene, invece, muove interi budget.
Non limitarti a dire: “Abbiamo risparmiato 12 ore a settimana.”
Dì:
“Marta, del team commerciale, ha recuperato mezza giornata di lavoro ogni venerdì.
Oggi usa quel tempo per rispondere ai clienti top. Ha già chiuso 2 contratti in più questo mese.”
Quello che vuoi fare è trasformare i dati in alleati politici.
Ogni metrica deve far pensare:
→ ‘Cavolo, dovremmo usarlo anche noi.’
4. Usa il ROI per proteggere e rilanciare il progetto
Ogni volta che un progetto AI va in pausa, succede per un solo motivo:
👉 nessuno ha dimostrato quanto vale davvero.
Se invece porti un report con:
numeri solidi
citazioni reali
impatti visibili: allora nessuno può più ignorarti.
Nemmeno il board.
Il ROI non serve solo a misurare.
Serve a costruire alleanze, ottenere fondi, far dire a voce alta:
“Facciamolo anche nel reparto X. Espandiamo.”
🎯 Obiettivo della Fase 4
Chiudere il cerchio.
Dimostrare che il primo test non è un esperimento isolato, ma una prova ripetibile di trasformazione.
I numeri ti servono per far passare l’AI da “bella idea” a “nuovo standard operativo”.
E con quelli in mano… puoi cominciare a ripensare tutto il tuo modello di business.
Perché nel prossimo step, non si parla più di tool.
Si parla di offerta, pricing, partnership, nuovi ricavi.
☢️ FASE 5 – REFRAMING & BUSINESS MODEL
Non basta far funzionare l’AI. Devi ripensare il modo in cui vendi valore.
Fino ad ora hai fatto tutto in modo esemplare:
hai ascoltato le paure
hai mappato il potenziale nascosto
hai lanciato un esperimento reale
hai dimostrato che funziona, con numeri e testimonianze
Ma se ti fermi qui… hai solo dimostrato che l’AI non è fuffa.
Non che è un motore di ricavi, differenziazione e crescita.
Questa fase serve a riprogettare il tuo modello di business.
Non il logo.
Non il pitch.
Il modo in cui monetizzi, distribuisci e amplifichi valore attraverso l’AI.
🧠 Cambiare modello ≠ fare l’upgrade di un listino
Il Reframing non è un ritocco.
È un cambio di prospettiva.
Passi da:
“Abbiamo integrato un po’ di AI nel nostro servizio”
a:
“Il nostro servizio è AI-native, e si comporta in modo radicalmente diverso.”
E il mercato lo percepisce.
🔧 Come farlo, passo per passo
1. Parti dal Value-First Freemium
Sì, hai letto bene: freemium. Ma non da startup tech anni 2010.
Qui il freemium serve a far sperimentare il valore reale dell’AI prima di vendere.
Dai alle persone accesso immediato a un beneficio concreto, anche limitato:
→ 5 analisi gratuite
→ 10 email automatizzate
→ 1 settimana di smart triage
🎯 Obiettivo: eliminare le barriere all’ingresso.
Far dire al cliente: “Ah, funziona DAVVERO.”
E poi, naturalmente, portarlo a pagare per scalare il beneficio.
🔁 Importante: traccia tutto. Ogni uso del freemium è un dato per migliorare l’upgrade.
2. Attiva partnership distribuite
Vuoi scalare velocemente? Non combattere da solo.
Cerca alleati che hanno già fiducia del tuo cliente ideale:
→ grandi player del tuo settore
→ community verticali
→ associazioni di categoria
→ software house complementari
Offri loro:
una % su ogni attivazione
accesso prioritario alle roadmap
co-marketing con casi d’uso reali
Non vendi AI.
Fai vincere i tuoi partner, usandola.
3. Considera il Pay-for-Performance
Se sei in un settore dove puoi misurare l’impatto in modo oggettivo (es. lead generati, ore risparmiate, vendite chiuse),
puoi proporre modelli a risultato:
→ paghi solo se ottieni X
→ revenue share su risultati reali
→ fee legata alla riduzione di costi
⚠️ Attenzione: richiede metriche precise, dashboard trasparente e accordi chiari.
Ma se fatto bene… è l’arma definitiva per abbattere la diffidenza e posizionarti come partner strategico, non fornitore.
4. Struttura l’offerta in moduli scalabili
Niente più listini generici “Pacchetto Silver / Gold / Platinum”.
Costruisci una suite di moduli componibili:
Starter: entry point gratuito o low ticket
Core: le funzionalità essenziali
Plus: integrazioni, supporto, formazione
Enterprise: personalizzazione, SLA, onboarding dedicato
Ogni modulo deve avere:
✅ un output chiaro
✅ un impatto misurabile
✅ una promessa forte
💡 Questo approccio ti permette di:
semplificare la vendita
adattare l’offerta a clienti diversi
facilitare l’upgrade nel tempo
🧨 Il rischio se non lo fai?
Che tu abbia un’AI potente…
ma incastonata in un modello di business vecchio.
Un’auto elettrica… alimentata a carbone.
Il mercato si evolve più velocemente dei tuoi tool.
Quindi se non evolvi anche il modo in cui vendi e monetizzi, rischi di restare indietro nonostante l’innovazione.
🎯 Obiettivo della Fase 5
Ripensare il modo in cui generi valore, distribuisci le tue soluzioni e monetizzi i tuoi agenti AI.
Non è più solo “fare bene le cose”.
È creare un sistema economico attorno all’intelligenza artificiale.
Nel prossimo step ti mostro come rendere tutto questo cultura viva, leadership diffusa, empatia operativa.
Perché nessuna AI regge… senza chi la guida con consapevolezza.
☢️ FASE 6 – LEADERSHIP & EMPATHY
L’AI non sostituirà i leader. Ma renderà irrilevanti quelli che non sanno guidarla.
Una cosa è certa: nessuna tecnologia si diffonde da sola.
Soprattutto quando modifica il modo in cui si lavora, si decide, si pensa.
E se nelle prime fasi ci siamo occupati di strumenti, numeri, modelli di business,
ora bisogna fare un passo indietro. O forse in avanti.
Bisogna guardare chi guida tutto questo. E come.
Perché il problema non è l’AI.
Il problema è cosa succede quando arriva in un’organizzazione senza una leadership pronta.
🤯 Perché molti progetti AI falliscono dopo il lancio?
Non per mancanza di tecnologia.
Non per budget.
Non per difficoltà operative.
Falliscono perché:
nessuno ha ascoltato davvero le persone coinvolte
i leader non hanno avuto il coraggio di guidare il cambiamento
si è comunicato “top-down” invece che “human-first”
La verità è che la trasformazione AI non è una transizione digitale. È una transizione relazionale.
Serve una nuova postura. Una leadership diversa.
Più aperta. Più umana. Più capace di dire: “Non lo so, scopriamolo insieme.”
🧠 Come si costruisce una leadership AI-ready
1. Parti dalla consapevolezza, non dall’entusiasmo
Organizza workshop interni in cui spieghi come funziona davvero l’AI, ma anche quando sbaglia, quando allucina, quando va in bias.
Far vedere i limiti dell’AI genera fiducia.
Aiuta i manager a non viverla come minaccia o mito.
E soprattutto prepara il campo per decisioni più lucide.
🧪 Fai test dal vivo. Mostra esempi. Fai ridere, stupire, dubitare.
Non serve fare i profeti. Serve far toccare con mano.
2. Apri spazi di ascolto reale
Troppo spesso chi guida un progetto AI non parla con chi lo userà.
E i dipendenti pensano:
“Ce l’hanno calata dall’alto. Boh.”
Organizza tavoli mensili di confronto tra reparti operativi e team AI.
Fai domande. Ascolta. Prendi appunti. Ringrazia.
Ogni feedback è un frammento di adozione futura.
E se c’è un bug? Non minimizzare.
Mostra che c’è un canale di miglioramento continuo.
Far sentire le persone coinvolte, non sostituite.
3. Attiva micro-formazione peer-to-peer
L’adozione dell’AI non funziona con una mail di comunicazione interna.
Funziona quando qualcuno della tua squadra dice:
“Guarda come lo uso io. Mi ha semplificato questo.”
“Ecco il prompt che mi fa risparmiare un’ora al giorno.”
Sfrutta i tuoi champion interni.
Chi ha già testato gli agenti, chi li usa davvero.
Trasformali in mentori.
Affianca micro-training di 30 minuti, informali, ma densi.
Condividi prompt, casi, errori. In modo semplice, ritmico, continuo.
4. Affronta i bias, prima che li subiscano
Ogni agente AI riflette i dati con cui è stato allenato.
E i dati, lo sappiamo, contengono storture, pregiudizi, distorsioni.
Se ignori questa parte, stai creando un rischio reputazionale.
Forma i tuoi team su:
come riconoscere un output scorretto
quando fermarsi
come segnalare, correggere, aggiornare
Crea policy interne. Documenta i casi. Fai role-play.
Perché il giorno che l’AI sbaglia… non devi cercare chi è il colpevole.
Devi sapere già come si risponde.
5. Misura il sentiment. Sempre.
Come va l’adozione?
Basta guardare il backend? No.
Crea mini survey interne:
“Ti senti supportato dall’AI nel tuo lavoro?”
“I nuovi processi ti sono chiari?”
“Qual è l’aspetto che ti piace meno del nuovo sistema?”
Usa queste domande come termometro organizzativo.
Non per controllare. Per ascoltare.
🎯 Obiettivo della Fase 6
Creare un ambiente dove l’AI è al servizio delle persone, non sopra le persone.
Un posto dove innovazione significa liberare tempo, potenziare scelte, migliorare lavoro.
E tutto questo parte da una leadership che non si vergogna di fare domande,
che si espone, che ammette dubbi, che guida col coraggio di imparare per prima.
Nel mondo che stiamo costruendo, i veri leader non sono quelli che parlano di AI.
Sono quelli che insegnano alle persone a fidarsi di sé stesse, anche con l’AI al proprio fianco.
📻 Radio AIpocalisse oggi è spenta.
Lo so.
Vi sto dando talmente tanti framework operativi, avanzati, usabili sul serio,
che il tempo (e soprattutto lo spazio) per raccontarvi tutte le ultime notizie…
è evaporato come un espresso dimenticato sul fuoco.
Mi sto accorgendo che sto letteralmente scrivendo mini-guide pratiche,
non semplici newsletter.
E forse, anzi, quasi sicuramente, inizierò a spezzare AI Espresso in due episodi separati:
☕ uno dedicato ai framework operativi
📻 uno dedicato alle notizie rilevanti del mondo AI
Perché sì, anche oggi Radio AIpocalisse è spenta.
Il segnale è debole, l’antenna è storta, e il barista… stava trafficando con Lovable.
Ci sentiamo settimana prossima, con nuovi prompt, nuove armi, e (forse) un po’ di notizie.
🙏 Grazie per il supporto.
E perdonate la mancanza di aggiornamenti: sto sistemando l’antenna.
📌 Prompt espresso: Dammi l’agente AI più utile per iniziare domani
**Sistema (system message)**
Sei un esperto di AI applicata al business, con esperienza diretta nel lanciare prototipi in 2–4 settimane in PMI e startup. Il tuo stile è strategico, pratico e concreto: niente fuffa, solo passi chiari e risultati misurabili.
**Utente (user message)**
Ho una piccola azienda con processi consolidati ma nessuna soluzione AI in produzione. Voglio implementare **domani stesso** un agente AI che:
1. Non richieda infrastrutture complesse né competenze di data engineering avanzate.
2. Risolva un task **specifico**, ripetitivo e ad alto impatto (es. smistamento email, generazione report, triage richieste).
3. Possa essere sviluppato in 2 settimane da un team di massimo 4 persone (business, IT, PM, AI).
**Obiettivi del prompt**
- Trovare un’idea di agente AI che copra un pain point concreto
- Definire passo per passo il flusso operativo
- Stimare tempi, risorse e tecnologie minime necessarie
- Indicare metriche iniziali per misurare il successo del PoC
**Struttura di risposta desiderata**
1. **Nome e descrizione dell’agente AI**
- Breve tagline (1 frase)
- Quale problema risolve e perché è critico
2. **Architettura semplificata**
- Tecnologia/PIattaforma principale (es. ChatGPT API, Botpress, tool no-code…)
- Ingressi, trasformazioni, output
3. **Team e tempistiche**
- Ruoli fondamentali e ore stimate per ciascuna fase
- Timeline di massima (setup, sviluppo, test, release)
4. **Flusso operativo passo-per-passo**
- Dall’integrazione con il sistema esistente (es. mailbox, CRM)
- Alla consegna del primo prototipo funzionante
5. **Metriche di successo iniziali**
- KPI quantitativi (es. % email smistate correttamente, tempo medio di handling ridotto…)
- KPI qualitativi (soddisfazione utenti, feedback su usabilità…)
6. **Possibili estensioni**
- Idee per evolvere il PoC in un progetto industriale
- Raccomandazioni per passare alla Fase 4 (ROI Measurement)
**Istruzioni finali**
Rispondi in italiano, con un tono da stratega: diretto, pragmatico, con esempi concreti ma senza slide o tabelle complesse. Usa elenchi puntati e paragrafi brevi per gli step.
☢️ Humor radioattivo
Abbiamo fatto il giro completo.
Paura, asset, test, numeri, business, leadership.
Tutto servito bollente, senza zucchero.
Ora tocca a te.
Non tutto sarà chiaro, non tutto funzionerà subito.
Ma se aspetti che sia “perfetto”…
l’AI la adotterà qualcun altro, al posto tuo.
👉 Tu hai un vantaggio: ci sei già dentro.
Hai letto fino a qui.
Hai capito che il cambiamento non si subisce: si guida.
Un passo alla volta.
Con metriche, con cuore, con una tazzina mezza piena di possibilità.
Il barista ti ha lasciato il conto.
Dentro ci sono le domande giuste.
E anche qualche risposta.
Quando sei pront, riapri la porta del bunker.
Fuori c’è un mondo da rifare, un prompt alla volta.
☕️ Matteo
P.S. Se questa puntata ti ha servito qualcosa di buono, rigirala a chi combatte ancora nel buio del “poi vediamo”.
Siamo qui per svegliarci insieme. Anche con ironia. Anche radioattiva.
Sempre.
Sempre interessante! Direi un framework / piano di azione perfetto.