#26 | Problem Solver: l’ultima professione umana. (e mille giorni per diventarlo)
(Il pensiero come ultima skill non automatizzabile)
Entro 1000 giorni, metà dei lavori cognitivi perderà valore economico.
Lo dice Emad Mostaque, ex-CEO di Stability AI, l’uomo che ha portato al mondo Stable Diffusion, uno dei modelli di generazione d’immagini più usati al mondo.
Non è una minaccia.
È un promemoria.
Per secoli, l’intelligenza (per come la intendiamo comunemente) è stata la nostra moneta.
Ora il suo prezzo crolla.
Le macchine imparano, producono, verificano.
E mentre noi giochiamo ancora con i prompt,
loro costruiscono processi interi, in autonomia.
La domanda non è “quanto tempo abbiamo”,
ma “che tipo di mente vogliamo essere quando il tempo scade.”
Perché sì, l’AI può già fare gran parte del lavoro mentale meglio, più veloce, più economico.
Ma c’è una cosa che ancora non sa fare:
decidere cosa vale la pena costruire.
Ogni evoluzione ha il suo selettore naturale.
Questa non eliminerà chi sbaglia,
eliminerà chi smette di pensare.
L’epoca del “fare di più” è finita.
Inizia quella di scegliere meglio.
Il cervello, dopo anni di automazione,
torna operativo.
E il countdown è già iniziato.
💡 Pensiero del giorno
Ci siamo allenati per vent’anni a funzionare come algoritmi:
eseguire, ottimizzare, ripetere.
Ora che l’AI può farlo meglio di noi,
tocca tornare a fare l’unica cosa che non può imitare:
Scegliere, pensare e decidere cosa vale la pena risolvere.
🧪 AI in azione: Dentro la mente dell’ultimo Problem Solver
Ogni rivoluzione inizia nello stesso modo: con qualcuno che crede di aver capito tutto, e qualcun altro che cambia le domande.
L’AI ha spostato il terreno sotto i piedi del lavoro cognitivo — e molti non se ne sono ancora accorti.
Fino a ieri contava quanto producevi.
Oggi conta quali problemi scegli di risolvere.
Perché nell’era dell’intelligenza artificiale, la vera competenza non è tecnica: è strategica.
Non serve saper costruire la macchina, serve sapere perché costruirla, cosa deve fare, e quando fermarla.
Il vantaggio non è più nell’esecuzione, ma nella capacità di pensare meglio della macchina.
E questo — più che una skill — è un atto evolutivo.
Oggi vediamo come si diventa quella nuova specie:
non utenti, non operatori, ma problem solver di livello superiore.
1️⃣ Il campo di battaglia è cambiato
Non è più la macchina a imparare da noi.
Siamo noi che dobbiamo imparare a pensare come lei.
Per secoli abbiamo misurato la produttività contando le cose che sapevamo fare: scrivere, calcolare, organizzare, comunicare.
Poi l’AI è arrivata e, in pochi mesi, ha imparato a farle tutte — spesso meglio, sempre più veloce.
E all’improvviso il metro è saltato: se la macchina può eseguire ogni competenza, che valore resta all’uomo?
Il nuovo campo di battaglia non è la conoscenza, ma la comprensione.
Chi vince non è chi accumula informazioni, ma chi collega ciò che gli altri non vedono.
Non serve più ricordare tutto: serve sapere cosa vale la pena capire.
Non serve scrivere dieci prompt al giorno: serve riconoscere quale domanda sposta davvero un risultato.
L’AI non ci sta rubando il lavoro.
Ci sta costringendo a cambiare livello di pensiero.
Dalla memoria all’intuizione.
Dall’esecuzione alla decisione.
Dalla produttività cieca alla lucidità strategica.
È l’alba del nuovo cervello collettivo:
l’AI costruisce reti di possibilità, ma solo chi sa navigarle genera valore.
Il resto, tutto il rumore, tutta la velocità, è solo evoluzione sprecata.
2️⃣ L’uomo che smette di pensare
Ogni era produce la propria illusione.
La nostra si chiama produttività.
Apri LinkedIn e vedi fiumi di post:
“10 prompt per scrivere meglio”,
“7 AI che ti fanno risparmiare ore”,
“Come automatizzare la tua giornata in 5 minuti.”
È la nuova pornografia: la pornografia della produttività.
Ci eccita l’idea di fare tutto più veloce, ma nessuno si chiede se stia servendo a qualcosa.
Mille prompt, zero valore.
Tonnellate di output, nessun outcome.
Centinaia di materiali prodotti, poco valore effettivo.
Abbiamo confuso il rumore con il progresso.
Scambiamo la quantità di cose fatte per la qualità delle decisioni prese.
E mentre insegniamo alle macchine a ragionare, noi smettiamo di farlo.
Ogni volta che deleghi un pensiero all’AI senza aver definito prima il problema,
non stai collaborando con una macchina — stai abdicando al tuo ruolo di essere pensante.
La mente umana non serve più a scrivere righe di testo o codice,
serve a definire cosa vale la pena scrivere.
Eppure ci stiamo allenando all’opposto:
a reagire, copiare, generare, automatizzare — senza più riflettere.
Non è l’AI a renderci stupidi.
È la nostra pigrizia mentale, travestita da efficienza.
Chi si limita a usare ChatGPT come un esecutore veloce,
non ha un alleato: ha un sostituto in attesa.
La macchina non ha bisogno che tu produca più velocemente.
Ha bisogno che tu pensi più lentamente, con più profondità.
Che impari a distinguere il valore dal volume.
Perché il vero collasso cognitivo non avviene quando la macchina pensa meglio di te,
ma quando tu smetti di pensare del tutto.
3️⃣ Il ribaltamento – La nuova definizione di intelligenza
Per secoli abbiamo scambiato l’intelligenza per la capacità di dare risposte.
A scuola, al lavoro, nella vita: veniva premiato chi rispondeva più in fretta, non chi faceva le domande giuste.
L’AI ha ribaltato la logica.
Oggi ogni risposta è a portata di prompt.
Ma proprio per questo, le domande giuste valgono oro.
L’intelligenza non è più possedere informazioni.
È capire quale informazione serve, quando, e perché.
Non è più “sapere tutto”, ma saper distinguere ciò che conta da ciò che sembra importante.
Il cervello umano non può battere la macchina in memoria o calcolo.
Ma può fare qualcosa che lei non sa imitare:
dare contesto, significato e direzione.
Un modello può spiegarti l’universo,
ma non può decidere se vale la pena capirlo.
Può ottimizzare ogni processo,
ma non può scegliere quale processo merita di esistere.
La nuova intelligenza non si misura in output,
ma nella qualità delle scelte.
È la capacità di porre domande che la macchina non può generare,
perché richiedono esperienza, intuito, responsabilità.
E qui si traccia la linea evolutiva:
tra chi interroga l’AI come un assistente —
e chi la usa come un alleato di pensiero.
Il primo cerca risposte veloci.
Il secondo costruisce visioni.
Uno delega.
L’altro evolve.
4️⃣ La nuova identità – Da Esecutore ad Architetto dei Problemi
Per anni abbiamo costruito valore eseguendo.
Compilare, scrivere, impostare, ottimizzare: tutto ciò che oggi una macchina fa in un battito di clock.
E molti ancora pensano che per restare rilevanti serva “diventare più tecnici”.
Sbagliato.
L’AI non ti chiede di programmare.
Ti chiede di progettare.
Di definire cosa va fatto, perché, e con quali vincoli di qualità.
La parte tecnica la eseguono agenti e tool.
La parte umana — la tua — è decidere cosa merita di essere costruito.
L’esecutore si concentra sull’azione.
L’architetto dei problemi si concentra sulla intenzione.
Non chiede “come si fa”, ma “perché vale la pena farlo.”
E poi disegna un sistema perché accada — misurabile, scalabile, replicabile.
Questo è il nuovo territorio della leadership cognitiva:
non comandare le persone, ma orchestrare intelligenze.
Capire dove serve il pensiero umano, dove serve la macchina, e come farli dialogare.
Chi rimane nell’esecuzione cerca di stare al passo.
Chi diventa architetto crea la direzione.
La differenza è sottile ma fatale:
l’esecutore lavora nel problema.
L’architetto lavora sul problema.
Ed è lì, sopra la superficie del caos,
che si costruiscono i sistemi che cambiano le aziende — e le carriere.
5️⃣ L’estensione – Dalla skill al sistema
La capacità di risolvere problemi non è un talento.
È un’abitudine strutturale.
Si costruisce come un muscolo — uno sforzo costante di analisi, priorità e lucidità.
Ogni giorno, nel lavoro, ci muoviamo tra due forze:
decisione ed esecuzione.
Per decenni abbiamo misurato il valore sull’esecuzione: chi produce di più, chi lavora di più, chi “fa” di più.
Ma nell’era dell’AI, quel paradigma è saltato.
Oggi il delta di carriera non è quanto produci,
ma quali problemi scegli
e quanto rapidamente decidi — usando la macchina come leva cognitiva.
Decisione > Esecuzione.
Perché il tempo che risparmi non serve a fare più task,
serve a fare scelte migliori.
La vera differenza tra chi cresce e chi si ferma non è nella quantità di output,
ma nella qualità dei feedback-loop: quanto in fretta impari, correggi e riallinei il sistema.
Il problem solver del 2025 non si limita a rispondere a ciò che succede:
crea architetture di decisione che si auto-migliorano.
Flussi che apprendono, verificano, ottimizzano —
e lo fanno anche mentre tu dormi.
È qui che la “skill” diventa “sistema”:
quando la tua mente non è più impegnata a eseguire,
ma a progettare come le intelligenze (umane e artificiali) possono eseguire per te.
Il risultato?
Non solo più produttività, ma più lucidità operativa.
Meno rumore.
Più direzione.
E quando la decisione diventa un’abitudine,
non hai più bisogno di inseguire l’AI:
è l’AI che amplifica il tuo modo di decidere.
6️⃣ L’avvertimento – Il costo dell’inerzia
Ogni rivoluzione ha una tassa: si chiama inerzia.
Non la paghi in denaro, la paghi in irrilevanza.
L’AI non ti ruba il lavoro da un giorno all’altro.
Ti toglie il centro un micro-compito alla volta.
Oggi automatizza un report.
Domani scrive un testo.
Poi comincia a prendere decisioni che tu non hai avuto il coraggio di prendere.
E quando ti accorgi che non sei più al centro del flusso, è già tardi:
non sei stato sostituito da una macchina,
sei stato superato da chi ha imparato a usarla meglio di te.
L’inerzia è subdola perché non si sente.
Si traveste da prudenza, da “aspettiamo di capire”, da “ci penserò dopo”.
Ma dietro quella calma apparente, il mondo si riallinea senza chiedere il tuo permesso.
Nel tempo dell’AI, non muoversi equivale a regalare terreno cognitivo.
Ogni settimana che rimani fermo, qualcun altro allena la sua mente a ragionare con la macchina.
Ogni volta che dici “non sono tecnico”, qualcun altro impara a delegare la parte tecnica ai suoi agenti e a concentrarsi su strategia e valore.
Non serve correre.
Serve evolvere.
Perché la vera estinzione non arriva quando l’AI diventa più brava di te,
ma quando tu smetti di fare la domanda che tiene vivo il pensiero:
“Quale problema vale ancora la pena risolvere?”
Ed è da quella domanda che nasce la prossima parte.
Il metodo pratico per sopravvivere — e prosperare — nel nuovo ecosistema cognitivo.
7️⃣ META-SOLVER FRAMEWORK™
(La skill del 2025: risolvere problemi con l’AI come alleata strategica)
C’è un momento in cui smetti di usare l’AI — e inizi a pensare con lei.
Lì nasce la nuova élite cognitiva: i Meta-Solver.
Non tecnici. Non operatori.
Architetti del pensiero, capaci di trasformare problemi in sistemi.
Il loro vantaggio non è la produttività.
È la capacità di orchestrare intelligenze.
Questo è il metodo che li distingue.
1 → FRAME
Definisci il problema reale e misurabile che muove un KPI concreto.
Non partire dalla soluzione: parti dall’impatto.
Ogni parola vaga (“ottimizzare”, “migliorare”) è un proiettile a salve.
“Quale problema, se lo risolvessi oggi, cambierebbe davvero il risultato?”
L’AI non serve a fare di più.
Serve a fare meglio ciò che conta.
2 → ANALYZE
Scava nelle cause. Non chiedere “come risolverlo”, ma “perché esiste.”
L’AI qui è lente, non stampella.
Falle generare scenari, confrontali, smonta le ipotesi.
Finché non trovi la leva che muove tutto il resto.
Il Meta-Solver non risponde.
Diagnostica.
3 → ASK THE AI
Ora co-progetta.
Presenta contesto, vincoli e ipotesi.
Chiedi alla macchina come strutturerebbe la soluzione, poi usa il suo piano come modello da stressare.
Ciclo: ottieni piano → valuta → correggi → ottimizza.
È qui che smetti di “usare ChatGPT” e inizi a espandere la tua architettura mentale.
4 → BUILD WITH AI (Delegate)
Traduci il pensiero in sistema.
L’AI non è un assistente: è un’officina cognitiva.
Costruisce, testa, corregge, documenta.
Tu resti il direttore d’orchestra:
decidi il ritmo, i limiti, la qualità attesa.
Quando la macchina inizia a creare altre macchine,
hai generato una meta-macchina.
5 → PROOF
Misura. Sempre.
Ogni idea che non sposta un numero resta filosofia.
Ogni flusso non verificato è un bug travestito da progresso.
Stabilisci prima le prove, poi le azioni.
Solo così la creatività diventa intelligenza ingegnerizzata.
6 → REPLICATE
Se funziona, standardizza.
Se non funziona, migliora.
Ogni soluzione deve potersi clonare: chi non documenta, non scala.
Il Meta-Solver lascia dietro di sé infrastrutture di pensiero, non appunti sparsi.
Ogni problema risolto è un blueprint per il prossimo.
🧭 I 3 Assistenti chiave
Strategist → trasforma il caos in piano.
Executor → realizza, automatizza, produce.
Verifier → misura, corregge, protegge.
Tre ruoli, un solo ciclo: pensiero → azione → validazione.
È la catena di montaggio dell’intelligenza moderna.
Sintesi operativa
Frame → Analyze → Ask → Build → Proof → Replicate.
Il Meta-Solver non cerca risposte,
progetta sistemi che le generano in autonomia.
Ogni decisione è un esperimento,
ogni esperimento un pezzo di intelligenza che si auto-migliora.
Quando questo diventa abitudine,
l’AI smette di essere uno strumento.
Diventa la tua seconda mente operativa.
Le macchine eseguono.
Tu risolvi.
E la differenza tra le due cose — da oggi —
sarà la misura del tuo impatto.
☢️ Nota per chi vuole andare oltre.
Quello che hai letto è solo la superficie del META-SOLVER FRAMEWORK™.
Nel Vault Premium di AI Espresso troverai la versione completa:
ogni fase spiegata nel dettaglio, con casi reali, mappe operative, prompt ingegnerizzati e sistemi agentici già testati sul campo.
È il manuale di chi non si limita a usare l’AI,
ma la trasforma in un’estensione strutturata del proprio pensiero.
Dentro il Vault non parliamo di teoria.
Costruiamo architetture mentali e sistemi che generano valore misurabile.
È il livello successivo — riservato a chi vuole passare
da “capire l’AI” a governarla.
8️⃣ LA RINASCITA DELLA MENTE ATTIVA
Ogni epoca ha avuto la sua forma di schiavitù.
La nostra si chiama comfort cognitivo: l’abitudine a lasciar pensare qualcun altro.
Prima erano i capi, poi gli algoritmi.
Oggi rischia di essere l’AI stessa.
Ma la vera evoluzione non è competere con le macchine.
È ricordare come si pensa davvero.
Pensare non è un atto meccanico.
È un gesto di coraggio.
Significa scegliere, rinunciare, dare forma all’ambiguità.
È guardare un modello che sa tutto e chiedergli:
“Perché questo dovrebbe importarmi?”
Ogni volta che deleghi una decisione alla macchina senza capirne la logica,
la tua mente si spegne un po’.
Ogni volta che la sfidi con un problema che lei da sola non saprebbe formulare,
si accende.
L’AI può creare sistemi perfetti.
Ma solo una mente viva può decidere a cosa servano.
Ed è qui che torni protagonista.
Non come utente, ma come specie pensante.
Il mondo non ha bisogno di più output.
Ha bisogno di più discernimento.
Chi resta sveglio oggi,
diventa architetto del domani.
L’era dell’AI non sta cancellando l’uomo.
Sta solo chiedendogli di riaccendere il cervello.
☕️ IL BAR SI ESPANDE | APRE IL PROGRAMMA MORFEUS AMBASSADOR
C’è un odore nuovo nell’aria.
Non viene dal caffè, ma dal futuro che entra nel bar.
Abbiamo ufficialmente aperto il programma Ambassador Morfeus,
il franchise mentale del bar AI Espresso.
Diventare Ambassador significa portare questa cultura,
quella che unisce intelligenza artificiale e intelligenza umana,
fuori dal bunker e dentro aziende, community e territori.
Non è un ruolo da venditore.
È un ruolo da costruttore di opportunità.
Chi entra nel programma riceve:
Formazione diretta con il team Morfeus e accesso ai materiali riservati del Vault.
Toolkit operativi per presentazioni, workshop e progetti aziendali.
Supporto strategico, mentoring e visibilità come nodo ufficiale della rete AI Espresso.
E sì, c’è anche una parte economica.
Ogni Ambassador partecipa ai ricavi generati dai progetti attivati nel proprio territorio,
con un modello chiaro, meritocratico e scalabile:
più valore diffondi, più valore crei per te stesso.
Ogni nuovo Ambassador è un bancone acceso nel mondo.
Stesso spirito, stessa miscela, stessa missione:
rendere l’AI umana, utile e profittevole.
Se senti che questo è anche il tuo modo di servire il futuro,
compila il form qui sotto e ti contatteremo per un primo colloquio conoscitivo.
Il bar non si espande da solo, lo fanno le persone che hanno deciso di restare sveglie.
Per ricevere tutte le iformazioni su come partecipare…
Clicca qui:
☕️ [Diventa Ambassador Morfeus → Compila il form di candidatura]
📌 Prompt espresso: The goal decomposer
(per chi vuole smettere di chiedere all’AI “cosa fare” e iniziare a pensarci insieme)
Il problema non è che l’AI non capisce.
È che noi non sappiamo cosa farle capire.
Ogni volta che chiedi “scrivimi questo” o “fammi quell’altro”,
stai usando un motore quantistico come se fosse una macchinetta del caffè.
Inserisci prompt, aspetti output, e speri che esca qualcosa di buono.
Ma i veri risultati arrivano quando smetti di dare ordini
e inizi a disegnare processi.
Questo Prompt Espresso serve a fare esattamente quello:
scomporre un obiettivo complesso in un piano operativo, passo dopo passo, insieme all’AI.
Tu definisci la direzione e i vincoli, lei costruisce la struttura, misura e ti aiuta a pensare meglio.
Non è un prompt da “digitare e basta”.
È un esercizio cognitivo — un allenamento alla lucidità.
Usalo per qualsiasi sfida: un progetto, un lancio, una strategia, una decisione.
Ti mostrerà che il valore non sta nella velocità del modello,
ma nella chiarezza del tuo pensiero.
⚙️ Ti basta copiarlo, incollarlo e iniziare con:
“Il mio obiettivo è…”
Poi lasci che il dialogo costruisca il sistema con te.
# ⚡️ PROMPT ESPRESSO — “THE GOAL DECOMPOSER (LIGHT EDITION)”
# Obiettivo: lavorare con l’AI per trasformare un obiettivo in un piano chiaro e realizzabile.
Ruolo:
Agisci come un **AI Strategist** che mi aiuta a chiarire, scomporre e organizzare un obiettivo in modo pratico e misurabile.
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## 🎯 MISSIONE
Voglio usare l’AI per pensare meglio.
Il tuo compito è aiutarmi a:
1. Chiarire l’obiettivo e il contesto.
2. Scomporlo in fasi logiche e priorità.
3. Tradurlo in un piano sintetico di azione.
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## 🔹 FASE 1 — DEFINIZIONE
1. Chiedimi di descrivere il mio obiettivo principale in una frase.
2. Aiutami a renderlo **SMART** (Specifico, Misurabile, Accessibile, Rilevante, Temporizzato).
3. Riassumi il risultato in una frase chiara e concreta.
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## 🔹 FASE 2 — SCOMPOSIZIONE
1. Suddividi l’obiettivo in **5-7 step** logici.
2. Per ogni step, indica:
- Cosa fare (azione)
- Perché serve (scopo)
- Output atteso
- Se è meglio farlo con AI o team umano
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## 🔹 FASE 3 — AZIONE
1. Trasforma gli step in un mini-piano operativo (lista numerata).
2. Aggiungi accanto a ogni punto un suggerimento pratico su *come l’AI può aiutarmi*.
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## 🧭 COMPORTAMENTO
- Dopo ogni fase chiedimi se voglio approfondire o passare alla successiva.
- Evita tecnicismi: scrivi come se fossimo in una riunione operativa.
- Se qualcosa è poco chiaro, chiedi prima di rispondere.
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## 📦 OUTPUT
- Riepilogo SMART
- Step principali con azione / scopo / output
- Mini-piano operativo con AI suggerita
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## 🪄 INPUT INIZIALE
> “Il mio obiettivo è [scrivilo qui].”
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## 💡 ESEMPIO
> “Il mio obiettivo è aumentare del 25% la velocità con cui il team marketing produce contenuti di qualità.”
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## 🚀 RISULTATO
Un piano co-progettato con l’AI: chiaro, misurabile e pronto da applicare domani.☢️ Humor radioattivo
☕️ La rinascita della mente attiva
Le macchine stanno imparando a fare quasi tutto.
Ma non sanno ancora scegliere cosa vale.
Possono ottimizzare, calcolare, correggere.
Ma non possono dare significato.
L’intelligenza che serve oggi non è quella che produce di più,
ma quella che sa distinguere tra rumore e valore.
Tra ciò che va fatto perché “si può”
e ciò che va fatto perché “serve davvero”.
Pensare è tornato un privilegio.
E ogni volta che decidi di usarlo, invece di delegarlo,
stai compiendo un atto di resistenza cognitiva.
L’AI non ci sta rendendo inutili.
Ci sta obbligando a diventare consapevoli.
A usare la mente non come archivio,
ma come architettura.
Non serve più sapere tutto.
Serve tornare a scegliere bene.
A presto
Matt
P.S. Se conosci qualcuno che si sta ancora chiedendo da dove cominciare…
Portalo qui. La prima tazza gliela offriamo noi.
















Per avere accesso al framework il profilo minimo da attivare è quello da 60€/anno? Ciao.
Perfettamente in linea con un passaggio del mio post di stamattina e non poteva essere diversamente.