come sempre i tuoi articoli sono iper interessanti, sto provando perplexity pro, non conoscevo l'estensione di claude ma la terrò presente per il futuro.
Tuttavia la mia perplessità è: che fine fanno i nostri dati ora che li abbiamo "regalati" alla AI di turno?
Certo facevamo lo stesso già con i social, ora non solo diamo i nostri dati ma deleghiamo le nostre azioni automatizzandole (con cognizione di causa?).
Come amante della tecnologia e nerd non posso che essere entusiasta di questi nuovi sviluppi.
Come (ex) programmatore non mi fido dei programmi e ho dei dubbi nel delegare a un software alcune azioni "sensibili".
La tua perplessità è quella di tanti (me compreso): quando deleghiamo ad un’AI non stiamo solo “giocando con una tecnologia nuova”, ma tocchiamo la sfera più delicata che abbiamo, cioè i nostri dati e le nostre azioni.
Per questo è fondamentale capire come funziona davvero l’accesso. Nel caso di strumenti come Comet Assistant/Perplexity, non c’è una cessione permanente dei dati:
l’accesso avviene tramite OAuth di Google, quindi le credenziali non vengono mai viste o memorizzate;
ogni richiesta genera solo la chiamata API necessaria e nulla viene archiviato dopo;
non c’è profilazione, pubblicità o sfruttamento commerciale dei dati;
puoi revocare i permessi in qualsiasi momento e tutti gli accessi restano tracciabili nel tuo account Google.
In pratica: non c’è un “trasferimento” dei tuoi dati, ma un accesso temporaneo, on demand e sempre sotto il tuo controllo.
Detto questo, la tua diffidenza è sana. Non è mai saggio delegare ciecamente, soprattutto su azioni sensibili. Credo che l’atteggiamento migliore oggi sia un mix: entusiasmo curioso da nerd + prudenza da ex programmatore. Il tempo ci dirà se questi strumenti meritano davvero la nostra fiducia. Nel frattempo, conoscerne i limiti e le garanzie è il modo migliore per usarli con consapevolezza.
Matteo,
come sempre i tuoi articoli sono iper interessanti, sto provando perplexity pro, non conoscevo l'estensione di claude ma la terrò presente per il futuro.
Tuttavia la mia perplessità è: che fine fanno i nostri dati ora che li abbiamo "regalati" alla AI di turno?
Certo facevamo lo stesso già con i social, ora non solo diamo i nostri dati ma deleghiamo le nostre azioni automatizzandole (con cognizione di causa?).
Come amante della tecnologia e nerd non posso che essere entusiasta di questi nuovi sviluppi.
Come (ex) programmatore non mi fido dei programmi e ho dei dubbi nel delegare a un software alcune azioni "sensibili".
Il tempo ci dirà come andrà a finire.
Grazie per il commento, lo trovo molto lucido.
La tua perplessità è quella di tanti (me compreso): quando deleghiamo ad un’AI non stiamo solo “giocando con una tecnologia nuova”, ma tocchiamo la sfera più delicata che abbiamo, cioè i nostri dati e le nostre azioni.
Per questo è fondamentale capire come funziona davvero l’accesso. Nel caso di strumenti come Comet Assistant/Perplexity, non c’è una cessione permanente dei dati:
l’accesso avviene tramite OAuth di Google, quindi le credenziali non vengono mai viste o memorizzate;
ogni richiesta genera solo la chiamata API necessaria e nulla viene archiviato dopo;
non c’è profilazione, pubblicità o sfruttamento commerciale dei dati;
puoi revocare i permessi in qualsiasi momento e tutti gli accessi restano tracciabili nel tuo account Google.
In pratica: non c’è un “trasferimento” dei tuoi dati, ma un accesso temporaneo, on demand e sempre sotto il tuo controllo.
Detto questo, la tua diffidenza è sana. Non è mai saggio delegare ciecamente, soprattutto su azioni sensibili. Credo che l’atteggiamento migliore oggi sia un mix: entusiasmo curioso da nerd + prudenza da ex programmatore. Il tempo ci dirà se questi strumenti meritano davvero la nostra fiducia. Nel frattempo, conoscerne i limiti e le garanzie è il modo migliore per usarli con consapevolezza.