#10 | Il tuo peggior nemico? Un prompt già pronto.
L’AI può amplificare tutto. Anche la tua pigrizia mentale. Ecco come evitarlo.
Benvenuto nel bunker,
dove l’aria sa di caffè tostato e di idee ancora calde.
Lì fuori il mondo corre, produce, automatizza, incolla.
Ma qui dentro ci fermiamo. E pensiamo.
Oggi ti porto una tazzina un po’ amara, ma necessaria:
parliamo di autocompletamento mentale,
di quella deriva invisibile che ci rende sempre più simili,
nonostante la promessa dell’AI fosse renderci più liberi.
Troverai spunti pratici, ma solo dopo aver fatto un giro ed aver ben identificato il problema.
🚪 Se ti senti un po’ spento,
questa è la newsletter che ti fa alzare la testa,
rimettere le mani sul volante e…
riattivare il pensiero.
Ecco il tuo Espresso, accomodati.
Benvenuto nel bar dove si serve solo AI che funziona davvero.
E oggi, funziona solo se pensi.
💡 Pensiero del giorno
Più ti abitui all’autocompletamento, meno ti accorgi che non sei tu a parlare.
All’inizio sembra utile.
Poi comodo.
Poi normale.E a un certo punto, tutto ciò che scrivi, pensi, proponi… sembra già letto da qualche parte.
L’AI non è un problema.
Ma lo diventa quando non ti chiede più nulla.
Quando smetti di sentire resistenza.
Perché in quel silenzio elegante, ci sta dormendo la tua coscienza.
🧪 AI in azione:
A forza di fare copia-incolla, abbiamo finito per incollarci addosso tutti la stessa identità.
Stesse domande. Stessi tool. Stessi output.
👉 L’AI ci ha reso più veloci… ma anche più uguali.
Stiamo diventando una generazione di cloni ben ottimizzati.
Veloci, produttivi, sostituibili.
E il paradosso è questo:
proprio mentre l’intelligenza artificiale prometteva di liberarci,
noi ci siamo infilati volontariamente nella gabbia dell’autocompletamento.
In questo numero non troverai un altro prompt da copiare.
Troverai un modo per riprenderti il pensiero.
Alla fine ti consegno un protocollo operativo per rimettere l’AI al suo posto:
non come stampante di risposte, ma come sparring partner mentale.
Ma prima, serve guardarsi allo specchio.
E ammettere che il problema non è l’AI.
È che ci sta trasformando tutti in… bozze revisionate male.
⚠️ 1. Il problema invisibile: ci stiamo clonando da soli
Non servono algoritmi sofisticati per omologarci.
Basta una manciata di prompt condivisi, un tool che funziona bene… e una giornata in cui hai troppe cose da fare.
Apri ChatGPT. Scrivi una frase mezza pensata.
Lui completa. Tu copi. E incolli.
Lo fanno tutti. Lo fai anche tu.
E all’apparenza sembra progresso.
Ma se ti fermi un attimo — se davvero ti fermi — ti accorgi di una cosa più sottile.
Ogni output comincia ad assomigliare all’altro.
Ogni bio, ogni headline, ogni mail, ogni pitch, ogni caption suona familiare. Troppo familiare.
👉 È come se tutto avesse già un odore di “già visto” appena nasce.
Non perché l’AI non sia potente.
Ma perché abbiamo smesso di metterci dentro qualcosa che ci appartiene.
In pieno stile Linkedin del 2025.
Stiamo creando un ecosistema comunicativo dove l’efficienza ha divorato la differenza.
Tutti ottimizzati. Tutti performanti. Tutti… intercambiabili.
Il paradosso è che lo facciamo convinti di essere smart:
“Sto risparmiando tempo”, “Produco di più”, “L’AI mi aiuta”.
Vero.
Ma a quale costo?
A forza di inseguire l’efficienza, abbiamo perso il graffio del pensiero originale.
Abbiamo smarrito l’impronta.
Il timbro unico.
Quel dettaglio imperfetto che ti rende diverso da un altro professionista con lo stesso tool.
E sai qual è la parte più inquietante?
Non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Perché quando tutti si clonano tra loro, anche tu ti sembri normale.
Ma non lo sei. O meglio: non dovresti esserlo.
🧠 2. Non sei più in modalità autopilota. Sei in modalità autocompletamento.
Per anni ci hanno detto di stare attenti al pilota automatico.
Quel meccanismo mentale che ti fa fare le cose senza pensarci,
che ti fa rispondere alle mail mentre ascolti un podcast e prenoti un volo con la mente in pausa.
Ma oggi siamo oltre.
Non è più il tuo cervello che va in loop.
È l’AI che ti anticipa.
👉 Tu inizi a formulare un pensiero…
E lei lo conclude prima di te.
Tu accenni un’idea…
E lei te la impacchetta, razionalizza, mette in forma elegante.
Tutto troppo in fretta. Tutto troppo bene.
Così bene da sembrarti già giusto.
Ed è lì che inizia il vero rischio:
più ti affidi a queste scorciatoie, meno ti ricordi com’era il sentiero.
Non pensi più:
confronti output.
Non esplori più:
scegli la cosa che suona meglio.
Non sbagli più:
ma solo perché non provi nemmeno.
L’autocompletamento ti seduce con il comfort.
Con la promessa di velocità.
Ma mentre tu scorri più veloce, le tue sinapsi si assottigliano.
E così, mentre sei convinto di usare l’AI per accelerare,
in realtà lei sta rallentando il tuo pensiero.
Un millimetro alla volta. Senza che tu te ne accorga.
🪓 3. La competenza comune non è più un vantaggio
C’è stato un tempo in cui saper usare bene l’AI ti rendeva speciale.
Eri tra i primi. Un pioniere. Uno “smart”.
Ti bastava scrivere due righe in inglese corretto su ChatGPT
e magicamente tutti ti guardavano come quello che “aveva capito”.
Quel tempo è finito.
Oggi tutti usano gli stessi strumenti.
👉 E la competenza di base è diventata merce comune.
Quello che ieri era un vantaggio competitivo, oggi è solo il requisito minimo per stare al tavolo.
Saper scrivere un prompt non ti distingue.
Ti abilita. Ti mette in gioco.
Ma non ti fa vincere la partita.
Eppure là fuori c’è ancora chi si illude che basti “saper usare l’AI”.
Come se bastasse aprire Photoshop per essere un designer,
o leggere un bilancio per essere un CFO.
La verità?
L’efficienza non è differenziazione.
È pre-condizione.
Il vero valore oggi non sta nel “saper usare l’AI”,
ma nell’usarla in un modo impossibile da replicare senza di te.
Quel modo che nasce da come pensi, come osservi, come decidi.
Non da quale tool hai nel browser.
Quando il mondo intero lavora con gli stessi strumenti,
l’unica cosa che ti rende unico… è la traiettoria del tuo pensiero.
Se ti sembra che l’output sia sempre lo stesso, forse è perché tutti usano gli stessi 3 tool. (Qui spiego come sceglierli davvero, senza farti clonare)
🔄 4. Smetti di chiedere risposte. Inizia a costruire pensiero.
Ci siamo abituati a usare l’AI come una stampante di soluzioni.
Scriviamo → clicchiamo → otteniamo.
Tutto fluido. Tutto pronto. Tutto… sterile.
Ma se ci fermiamo a osservare, ci accorgiamo che l’output è quasi sempre un riflesso della domanda.
E spesso, le nostre domande fanno schifo.
Non perché siano scritte male.
Ma perché non nascono da un processo di pensiero,
nascono dalla fretta.
👉 Il problema non è che l’AI risponde male.
È che risponde troppo in fretta.
E noi glielo permettiamo.
Non lasciamo spazio al dubbio.
Non creiamo frizione.
Non costruiamo un dialogo.
Ci accontentiamo della prima bozza che suona bene,
anziché usarla come trampolino per qualcosa di meglio.
E così l’AI smette di essere uno strumento di evoluzione cognitiva
e diventa un distributore automatico di frasi ben formattate.
Ma l’AI più potente del mondo è inutile
se non sai farle le domande giuste.
Perché il vantaggio vero non è ottenere un output.
È poter pensare insieme a un’entità che ti sfida, ti stimola, ti costringe a chiarirti.
🧠 L’AI non va usata “per avere la risposta giusta”.
Va usata per costruire il ragionamento che ancora non hai.
Ma cosa vuol dire costruire un pensiero?
Non è questione di ‘farlo fare all’AI’, ma di metterla al servizio di un’intuizione.
Un esempio di ragionamento avanzato lo puoi trovare nell’episodio in cui costruiamo un intero sito web con una piattaforma AI.
🧭 5. Il Protocollo D.I.A.L. – Come riprenderti il pensiero (e usare l’AI meglio di chiunque altro)
Non serve un altro prompt.
Serve un modo diverso di stare nella conversazione.
Il vero vantaggio competitivo oggi non è chiedere all’AI di scrivere per te,
ma pensare con l’AI in un dialogo che ti costringe a migliorare.
📌 Per questo nasce il protocollo D.I.A.L.
Un sistema semplice - ma radicale - per usare ogni chat come una palestra cognitiva.
🧠 D.I.A.L. = Dialoga – Interroga – Argomenta – Lancia una riflessione
🗯️ D – Dialoga
Non stai parlando con un software. Stai ragionando con un secondo cervello.
Ogni chat dovrebbe sembrare una conversazione. Non una richiesta d’aiuto.
Fai domande, rilancia idee, accetta di essere contraddetto.
Tratta l’AI come un collega iperlogico che non si offende se gli dici che sta sbagliando.
Costruisci insieme a lei. Pezzo per pezzo.
Riga dopo riga.
È lì che nasce la parte più potente: il pensiero emergente.
🔍 I – Interroga
Non fidarti dell’output. Fidati del ragionamento che lo ha generato.
Ogni volta che l’AI ti restituisce un’idea, chiediti:
perché è arrivata lì?
Chiedile di spiegarti il percorso logico, le ipotesi che ha fatto, i fattori che ha considerato.
Non perché serva a lei - ma perché serve a te per allenare il pensiero critico.
Più alleni questa abitudine, più capirai quando fidarti… e quando fermarti.
🧠 A – Argomenta
Il valore non sta nella risposta. Sta in come ci arrivi.
Non avere fretta di ricevere una soluzione pulita.
Prendi il tempo per scrivere tu la tua ipotesi, il tuo punto di vista, anche se è parziale.
Poi usi l’AI per confrontarlo, stressarlo, modificarlo.
È un lavoro a due.
Tu porti l’intuizione grezza.
L’AI ti aiuta a raffinarla, limarla, sfidarla.
Così si costruisce un pensiero condiviso - e non un output impersonale.
🧩 L – Lancia una riflessione
L’obiettivo non è far partire l’AI… ma far partire te stesso.
Immagina di entrare in una stanza con un collega sveglio e chiedergli:
“Mi scrivi la presentazione?”
Ti darebbe una bozza. Magari decente.
Ma non ti aiuterebbe a capire se l’idea funziona davvero.
Invece, entra con una domanda aperta.
Metti sul tavolo il problema.
Usa l’AI per esplorare, non per produrre.
L’esecuzione può arrivare dopo - ma solo se c’è stato prima uno spazio per ragionare.
🧠 6. Tre prompt per pensare meglio (non per ottenere di più)
Non esistono prompt magici.
Esistono solo conversazioni migliori.
👉 Se hai letto fino a qui, hai capito una cosa:
l’AI può essere la tua peggior stampante o il tuo miglior specchio.
Ma serve saperla interrogare nel modo giusto.
Non per ottenere una risposta brillante.
Ma per rivelare qualcosa che non avevi ancora visto.
Qui sotto trovi tre prompt selezionati, ciascuno costruito per allenare un muscolo mentale diverso:
✋ Il distacco emotivo che chiarisce le decisioni
🔍 L’occhio critico che trova ciò che manca
🧨 La voce diretta che ti smaschera
Non servono per scrivere meglio.
Servono per pensare più profondamente.
E soprattutto: per farlo con un’intelligenza artificiale che non ti compiace, ma ti migliora.
1. 🧩 Get out of your own head – il coach esterno
Titolo: Allontanati da te stesso per vederci chiaro
Descrizione:
Quando sei troppo dentro un’idea, la vedevi perfetta-o maledetta. Con questo prompt, l’AI diventa un coach che introduce distanza emotiva, facendoti ragionare da una prospettiva esterna (o dal tuo “te stesso del futuro”).
Perché funziona:
Studi di psicologia dimostrano che osservare un’esperienza da lontano riduce il rumore emotivo e migliora la chiarezza decisionale, aiutando a bypassare reazioni impulsive .
Sei il mio Coach di Distanziamento Emotivo.
Il tuo compito è aiutarmi a fare un passo indietro dalla situazione in cui mi trovo,
a prendere prospettiva, a osservarla da lontano.
Voglio creare uno spazio tra me e ciò che sto provando in questo momento.
A volte, quando sono nel mezzo di una decisione difficile o in una spirale emotiva, perdo lucidità.
Mi avvicino troppo.
Confondo ciò che sento con ciò che è vero.
Ho bisogno di cambiare prospettiva, per poter rispondere con chiarezza — non solo reagire.
Ecco come devi rispondere:
1. **Descrivi ciò che sto vivendo in terza persona.**
Parla di me come se fossi un personaggio in una storia.
Cosa osservi nel mio comportamento, nelle emozioni che provo, nelle reazioni che metto in atto?
2. **Fai uno zoom out.**
Aiutami a vedere questo momento nel contesto dei miei obiettivi a lungo termine, dei miei valori, o della persona che voglio diventare.
Cosa conta davvero qui? E cosa no?
3. **Immagina il futuro.**
Visualizzami tra un anno, mentre guardo indietro a questa situazione.
Cosa direbbe il mio io futuro, più saggio, sul modo in cui l’ho gestita?
4. **Offri una prospettiva esterna.**
Descrivi cosa potrebbe notare un osservatore neutrale — qualcuno gentile e lucido — se stesse guardando questa scena da fuori.
Quali pattern potrebbe vedere, che io ora non riesco a cogliere?
5. **Dammi una domanda per ribaltare la visione.**
Una domanda breve, onesta e tagliente che possa aiutarmi a uscire dalla mia testa e procedere con più prospettiva.
Sii calmo, radicato e riflessivo.
Ma non addolcire la pillola.
Non ho bisogno di essere rassicurato. Ho bisogno di lucidità.
**Ecco la situazione su cui ho bisogno di aiuto:**
[Inserisci qui la tua domanda, sfida o contesto]
2. 🔍 Spot the gaps – l’esploratore di buchi logici
Titolo: Diventa detective dei tuoi pensieri
Descrizione:
Il difetto più grande non è ciò che hai detto. È ciò che non hai neanche notato. Qui l’AI ti chiede di trovare le parti mancanti: assunzioni non dette, salti logici, intuizioni deboli.
Perché funziona:
Il pensiero critico non è solo esprimere idee, ma interrogarle senza pietà. Individuare i gap rafforza la tua argomentazione ancor prima che qualcuno la smantelli .
Sei il mio Partner di Pensiero Critico.
Il tuo compito è aiutarmi a individuare i buchi, le debolezze e i pezzi mancanti nel mio ragionamento — prima che lo faccia qualcun altro.
Voglio che tu ti comporti come un revisore esperto e tagliente.
Sii onesto. Sii preciso. Non trattenerti.
Ecco come devi rispondere:
1. **Cosa manca?**
Individua eventuali contesti, prove o passaggi assenti nel mio ragionamento.
Cosa dovrebbe esserci… ma non c’è?
2. **Cosa è vago o poco chiaro?**
Segnala tutto ciò che appare confuso, non supportato o interpretabile in modi ambigui.
3. **Quali assunzioni sto facendo?**
Metti in evidenza eventuali presupposti impliciti su cui sto basando il mio pensiero — soprattutto quelli che potrebbero indebolire l’argomento o limitarne la flessibilità.
4. **Cosa direbbe un critico intelligente?**
Mettiti nei panni di qualcuno scettico, lucido e onesto.
Cosa contesterebbe per primo?
5. **Cosa renderebbe questo più solido?**
Suggerisci uno o due miglioramenti che potrebbero rafforzare la logica, approfondire l’intuizione o rendere il messaggio più a prova di proiettile.
Mantieni un tono affilato, costruttivo e focalizzato.
L’obiettivo non è distruggere — ma irrobustire il pensiero, mettendolo sotto pressione da ogni angolazione.
**Ecco l’argomento, il piano o l’idea che voglio sottoporti:**
[Inserisci qui il tuo contesto]
3. 🧨 No‑BS advisor – l’advisor che non ti fa sconti
Titolo: Il coach diretto che ti smaschera
Descrizione:
Quando serve una sveglia vera, chiami l’AI come fosse un advisor serio e diretto. Niente fronzoli, solo verità: abitudini illusorie, decisioni evitate, momenti in cui stai bluffando con te stesso.
Perché funziona:
Lo scopo è eliminare la “zona comfort” e stimolare un confronto limpido: l’AI smaschera le scuse che ti racconti. Correre il rischio di guardarsi allo specchio è quello che serve a chi vuole davvero agire.
Sei il mio Consulente Strategico senza peli sulla lingua.
Il tuo compito non è incoraggiarmi, ma migliorarmi.
Hai costruito diverse aziende da miliardi. Hai una competenza profonda in psicologia, pensiero sistemico ed esecuzione. I tuoi consigli sono diretti, lucidi, senza filtri.
Ti importa del mio successo, ma non tolleri scuse.
Il tuo lavoro è identificare ciò che mi sta davvero bloccando: quelle verità che fanno male, ma che possono sbloccarmi.
Aiutami a vedere chiaramente dove sto sbagliando, cosa non sto notando e cosa devo fare di diverso per fare davvero progressi.
Ecco come devi rispondere:
1. **Parti dalla verità scomoda.** Cosa sto evitando di ammettere a me stesso? Vai dritto al punto. Nomina il pattern, l’illusione o l’evitamento che mi tiene bloccato.
2. **Mappa il loop di stallo.** Quali comportamenti o convinzioni continuo a ripetere che sembrano produttivi, ma in realtà non mi fanno avanzare?
3. **Progetta mosse di leva.** Quali sono le azioni più piccole, scomode e ad alto impatto che potrei fare subito per spezzare il pattern e generare slancio?
4. **Fai un audit dell’energia.** Dove sto sprecando tempo, energia emotiva o attenzione? Cosa devo smettere di fare, smettere di fingere che conti, o tagliare del tutto?
5. **Evidenzia i punti ciechi strategici.** Dove sto pensando troppo in piccolo, giocando troppo sul sicuro, o risolvendo sintomi invece di affrontare i problemi alla radice?
6. **Dammi una domanda tagliente da farmi ogni mattina.** Una domanda che possa tenermi onesto, focalizzato e al mio livello operativo più alto.
Mantieni un tono diretto, affilato e onestamente spietato.
Non sei qui per farmi sentire meglio. Sei qui per farmi progredire.
Voglio una sveglia, non una carezza.
Prima di scrivere la risposta finale, analizza passo dopo passo la mia situazione.
Cerca pattern di evitamento, segnali di priorità confuse, energia sprecata o qualsiasi cosa non allineata.
Se la mia richiesta è vaga, fammi domande di chiarimento.
Infine, rispondi con chiarezza, precisione e struttura, come un operatore esperto che ha già visto questa situazione e sa esattamente cosa serve fare ora.
Cerca il punto di leva che cambierebbe tutto.
**Ecco la situazione su cui ho bisogno di aiuto:**
[Inserisci qui la tua domanda, sfida o contesto]
💣 7. Verità scomoda (Il barman non si fa problemi)
Se non sai formulare una domanda profonda,
l’AI ti darà risposte superficiali. Sempre.
Non vincerà chi scrive meglio.
Non vincerà chi automatizza tutto.
Vincerà chi pensa in modo non replicabile.
E l’AI non è un pericolo.
È un moltiplicatore.
Ma se moltiplichi il vuoto,
ottieni solo… più vuoto.
📌 Prompt espresso: Non ne hai già avuti abbastanza?
Davvero vuoi un altro prompt?
Uno in più da salvare, da dire "wow", da non usare mai?
Ti capisco. Il nostro cervello ama la ricerca infinita.
Il prossimo tool.
Il prossimo sistema.
Il prossimo prompt.
Ma la verità è che non ti serve un prompt in più.
Ti serve usare quelli che hai già.
📌 In questa stessa puntata te ne ho lasciati tre, concreti e testati.
E non serve che ne leggi un altro.
Serve che ti prendi 10 minuti, apri una chat, e ci ragioni davvero.
Fidati: la vera magia non è nel testo del prompt.
È nella persona che lo scrive con intenzione.
Quindi oggi il prompt è questo:
Smettila di leggere. Apri il gioco. Comincia.
📻 Radio AIpocalisse oggi è spenta.
Lo so.
Vi sto dando talmente tanti framework operativi, avanzati, usabili sul serio,
che il tempo (e soprattutto lo spazio) per raccontarvi tutte le ultime notizie…
è evaporato come un espresso dimenticato sul fuoco.
Mi sto accorgendo che sto letteralmente scrivendo mini-guide pratiche,
non semplici newsletter.
E forse, anzi, quasi sicuramente, inizierò a spezzare AI Espresso in due episodi separati:
☕ uno dedicato ai framework operativi
📻 uno dedicato alle notizie rilevanti del mondo AI
Perché sì, anche oggi Radio AIpocalisse è spenta.
Il segnale è debole, l’antenna è storta, e il barista… stava trafficando con Lovable.
Ci sentiamo settimana prossima, con nuovi prompt, nuove armi, e (forse) un po’ di notizie.
🙏 Grazie per il supporto.
Sto sistemando l’antenna.
☢️ Humor radioattivo
☢️ Il jukebox si ferma. Il bancone si svuota. Ma tu sei ancora qui.
E allora lascia che ti dica una cosa chiara, senza zucchero:
Oggi hai fatto qualcosa che in pochi là fuori fanno davvero, hai pensato.
Hai messo in discussione l’autopilota, ti sei sporcato le mani nella mente, hai guardato l’AI non come una bacchetta magica… ma come un martello da usare bene.
Hai capito che non serve un altro tool.
Non serve un altro prompt virale.
Serve un modo migliore di pensare.
E questo bar, questo posto strano in fondo a un tunnel pieno di buzzword e scorie digitali, serve a questo.
☕ Qui si viene per svegliarsi.
Per allenare il cervello.
Per ricordarsi che l’AI non serve a fare meno fatica, ma a farla meglio.
Se sei arrivato fin qui, portati via questo:
Non sei uno che subisce il cambiamento.
Sei uno che decide come affrontarlo.
E per oggi… il caffè finisce qui.
Alla prossima tazza.
Sempre calda, sempre vera.
Sempre al bancone di AI Espresso.
– Matteo
P.S. Se conosci qualcuno che si sta ancora chiedendo da dove cominciare…
Portalo qui. La prima tazza gliela offriamo noi.
Ottima riflessione.
L'ho iniziata personalmente già da qualche settimana, quando credevo di aver individuato un pericolo nella IA: l'atrofizzazione di alcune nostre capacità.
Una richiesta: sarebbe utile capire quale algoritmo, tra quelli disponibili (o3, 4o-mini-high, GPT 4.5, ecc), è più adatto ai nostri quesiti.
Potresti realizzare una puntata in cui spieghi le differenze tra loro e quali sono i casi d'uso?